Donazioni e riscoperte dai depositi dei Musei Civici: Giovanni Fattori, Pompeo Mariani e Luigi Riccardi

In esposizione nella galleria dedicata all’Ottocento alcune opere “speciali”: Il Cavalleggero di Giovanni Fattori, recentemente donato al museo, il Paesaggio con barche del primo ‘800 e due splendide marine di Pompeo Mariani.

Giovanni Fattori (1825 – 1908)
Il cavalleggero (seconda metà del XIX sec.)
Olio su cartone, cm 13×30
Donazione Gisella e Teresa Viganò, 2023
DEF 2007  

Le colleziGiovanni Fattori, Il Cavalleggero", seconda metà del XIX sec.oni dei Musei Civici si arricchiscono, grazie a una recente donazione, con un’opera pittorica realizzata da Giovanni Fattori, considerato uno dei massimi artisti italiani dell’Ottocento e tra i principali esponenti dei Macchiaioli.

Il dipinto, intitolato “Il cavalleggero”, rappresenta un soldato a cavallo nella solitudine della campagna che gli fa da sfondo. Il soggetto, tra i prediletti dell’artista insieme ai soldati di ronda e ai paesaggi toscani, è caratterizzato da un segno sintetico ed evocativo realizzato mediante l’uso della macchia. La grande luminosità del dipinto e la sua saldezza compositiva sono affidati alla forza del colore, che dona all’opera un realismo descrittivo.
Fattori si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove acquisisce lo stile della pittura monumentale di soggetti storico-celebrativi. Parallelamente inizia a frequentare il Caffè Michelangelo, animato da un gruppo di artisti svincolati dalla pittura accademica e capeggiati dallo storico dell’arte Diego Martelli che, dal 1855, formano il movimento artistico dei Macchiaioli, impostato su un nuovo rapporto di luce e colore ripreso direttamente dalla realtà: la macchia.
La nuova tecnica espressiva riprende la realtà mediante la giustapposizione di zone di colore distinte, accostate e sovrapposte le une alle altre, rendendo la pittura più immediata e legata alla poetica naturalista e verista.
L’autore dedica gli anni Sessanta alle sperimentazioni pittoriche della macchia, che applica soprattutto alla pittura di paesaggio, con una predilezione per la campagna maremmana e il lavoro nei campi. Di questi indaga gli aspetti più concreti e quotidiani della realtà, ai quali si accosta con lirismo descrittivo alternato a intento polemico, spesso legato a temi sociali. La sua fama di verista gli vale molti premi e riconoscimenti, tra cui la nomina di professore corrispondente all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1869 e di professore onorario di pittura nel 1880.  

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Pompeo Mariani (1857 – 1927)
Marina con barche a vela (1887)
Olio su tela, cm 86×111
Donazione Alessandro Pennati, 1936
DEF 0042

Pompeo Mariani - "Marina con barche a vela", 1887
Pompeo Mariani è uno dei massimi esponenti della pittura monzese di fine Ottocento: nipote di Mosè Bianchi e cresciuto artisticamente alla scuola dello zio e di Eleuterio Pagliano, oltre che presso i corsi dell’Accademia di Brera, Mariani incarna la figura del pittore interprete dei gusti eleganti della borghesia in ascesa a cavallo tra il XIX e il XX secolo, che si riconosce in un mondo brillante, alla moda, amante dei quadri di paesaggio che Mariani interpreta con intima sensibilità e un senso straordinario del colore e della luce.
Sulla scia della tendenza ormai in auge in quegli anni di dipingere en plein air, Mariani viaggia – anche in Egitto – e riporta schizzi e impressioni che trasferisce poi in tele luminose e cromaticamente coinvolgenti; lo troviamo inoltre spesso a Genova, dove vive la sorella Anna, e nell’amata Bordighera, dove rimarrà sino alla morte.
Nascono in questo contesto le splendide marine liguri, caratterizzate da ampie vedute tra cielo e mare: la pennellata sciolta restituisce il fluire delle onde e il trascorrere delle nubi, con straordinari effetti di luce e tocchi di colore che vivacizzano l’intero soggetto. Come amava fare, Mariani popola il paesaggio di momenti di vita quotidiana: spesso – come in questo caso – sono i pescatori gli umili protagonisti della scena, colti nel momento in cui ritornano dal mare aperto tra le onde, a ricordarci la fatica del vivere sullo sfondo della bellezza maestosa della natura.

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Pompeo Mariani (1857 – 1927)
Nave pilotata nel porto (1886)
Olio su tela, cm 86×110
Donazione Alessandro Pennati, 1936
DEF 0046 

Pompeo Mariani, "Nave pilotata nel porto", 1886
I frequenti soggiorni a Genova presso la sorella Anna consentono a Pompeo Mariani di immortalare il porto, rendendolo un soggetto iconico e molto amato dal pubblico. Il pittore si lascia suggestionare dall’animazione del bacino portuale in diverse ore del giorno, lasciandoci dipinti caratterizzati da straordinari effetti di luce e colore, con un tocco dal sapore impressionista che rende la superficie liquida dell’acqua, fra trasparenze e riflessi. Come già aveva fatto Turner decenni prima, Mariani immortala qui il momento solenne dell’ingresso in porto di un grande veliero, cui fanno corona le piccole imbarcazioni; il veliero avanza lentamente, lasciando dietro di sè una lieve increspatura sulla superficie liscia del mare e proiettando un’ombra verdognola.

Sullo sfondo, il cielo nuvoloso lascia intravedere sprazzi di azzurro che illuminano le vele delle imbarcazioni ancorate in lontananza, disposte con un taglio prospettico che accentua la profondità della veduta.

Il quadro è in pendant con la “Marina” qui esposta: entrambi i dipinti furono donati ai neonati Musei Civici da Alessandro Pennati nel 1936, collezionista e amico personale di Pompeo Mariani.  

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Luigi Riccardi [attr.] (1808 – 1877)
Paesaggio con barche (metà del XIX secolo)
Olio su tela, cm 66×51
Eredità Eva Galbesi Segrè, 1923
DEF 0220 

Il quadro entra a far parte del patrimonio civico nel 1923, proveniente dalla ricca eredità di Eva Galbesi Segrè. Privo di riferimenti autoriali, il dipinto si colloca nella produzione di vedute marine intorno alla metà dell’Ottocento, quando si registra un passaggio dalle vedute di gusto romantico, più idealizzate e codificate, a paesaggi naturalistici, con un approccio più diretto al dato reale e alla vita quotidiana. Nel quadro del museo, infatti, troviamo lo scorcio dell’insenatura con le barche approdate e alcuni uomini intenti a scaricare le merci; uno di loro – curvo sotto il peso del sacco – inizia a salire lungo una scalinata delimitata da una murella. Al centro del dipinto campeggia un rudere semicoperto di vegetazione; il cielo è mosso da nuvole grigie e dal volo di alcuni gabbiani. La presenza sul telaio sul retro dell’iscrizione “Riccardi” ha fatto ipotizzare potersi trattare di un’opera del pittore Luigi Riccardi.  Nato a Lione, lavorò prevalentemente in Italia, tra Milano – dove si accostò a Giuseppe Bisi e partecipò alle mostre di Brera del 1833 e del 1834 – e la Liguria. Qui, intorno alla metà del secolo, si indirizzò verso soggetti navali, porti e marine dove la resa di effetti suggestivi si accompagnava all’attenzione per i dati topografici dei luoghi. 

 

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